Bibbiena:

Bibbiena, sorge quasi al centro del territorio noto oggi come Casentino ed è capoluogo del comune più grande e popoloso della vallata. Il centro storico, ricco di negozi di alto livello qualitativo e di buon gusto, conta oggi pochi abitanti, ma in estate la cittadina é ridente, popolosa e ricca di eventi artistici. Il carattere urbano di Bibbiena deriva dalla consistenza architettonica dell'abitato, e ad una lunga tradizione civica, ancor prima che dalle sue dimensioni. Bibbiena deve aver costituito sin dalla preistoria il massimo punto di riferimento tribale degli abitanti del Casentino - altri punti focali erano probabilmente Poppi e Romena. Il suo collegamento viario con Sarsina, lungo la valle del Corsalone e per l'Alpe di Serra, risale probabilmente ad epoca protostorica, mentre quello con la Romagna, via Partina, Camaldoli, l' Eremo e la valle del Bidente, altrettanto antico e importante, era sicuramente in uso sin dall'epoca romana. Sarebbe davvero sorprendente se sotto le case di Bibbiena attuale non si trovassero resti di un considerevole centro protostorico, quindi etrusco e poi romano. Può darsi tuttavia che il castello del X secolo, del quale si vedono ancora resti murari, sia stato costruito dopo un livellamento del poggio durante il quale potrebbe essere stata spazzata via ogni traccia di edifici precedenti. Vi sono controversie fra gli studiosi per quanto concerne le origini di Bibbiena. Se il nome BEBLENA, nominato in un documento del 979 ha una desinenza etrusca (ENA) come si spiega la radice? Si tratta forse di un nome di famiglia, piuttosto che di un nome geografico o etnico e questo potrebbe essere VIPENA. Una necropoli etrusca, non più indagata, fu localizzata oltre mezzo secolo fa presso Santa Maria del Sasso, sotto il villaggio rurale di Memmenano. Nel medioevo 'Biblena' era una curtis vescovile, con una pieve situata lungo la strada per la Romagna e una cinta muraria che ne proteggeva l'abitato. Bibbiena Di fronte alla confluenza del torrente Vessa, vi era in epoca romana e medievale, un ponte che era stato preceduto da un guado, mediante il quale Bibbiena era collegata all'antica strada che sulla destra dell'Arno. In corrispondenza di Terrossola partiva il tratturo per il Pratomagno e quindi per la Maremma, questo proveniva dal Poggio Baralla e dall'Appennino e si identifica oggi col nome di "via della Dogana". Bibbiena sorse infatti sul poggio dominante l'Arno al termine di un crinale che discende dal Poggio Baralla (1198m) e che la collegava coi pascoli montani dell'Appennino fra il Falterona e la Verna. Si potrebbe supporre che in epoca etrusca Bibbiena fosse adagiata, come Fiesole, su un 'colle lunato'. L'altura oggi nota come'Le Monache' doveva far parte dell'insediamento etrusco che forse aveva qui la sua area sacra, mentre la parte civile doveva trovarsi dove sorge l'attuale centro storico. Venendo su dal ponte sull'Arno, si raggiungeva Bibbiena per la "Via degli Archi", che da Pollino, sulla strada statale, sale ripida fino alla sella fra i due colli, ossia a metà del decumano massimo. L'antica pieve di Bibbiena, dedicata ai SS Ippolito e Cassiano, si trovava in località Castellare, sull'antica via di Romagna, mentre oltre l'Arno, sulla via Major, si trovava la scomparsa pieve di Arcena. Nel XII secolo Bibbiena è rammentata dal geografo arabo el Idrisi che la descrive come "città piccola ma popolosa" a conferma che sin da allora si di "città" si trattava. A metà del XIII secolo sorse entro le mura il palazzo vescovile e fu allora che il vescovo di Arezzo vi nominò un vicario e un podestà. Dopo la battaglia di Campaldino e la sconfitta del vescovo, Bibbiena subì le ire vendicative di Firenze e fu devastata. La città finì di nuovo nelle mani del vescovo aretino sino a che, nel 1355, non passò a suo fratello Pier Saccone Tarlati come compenso per aver dato Arezzo e il territorio aretino ai fiorentini. Nel 1359, una ribellione dei bibbienesi contro i fiorentini portò a un nuovo assedio e a una nuova devastazione della città, che da allora in poi fu retta da un podestà della Repubblica. Dal 1367 iniziò il restauro, o meglio, la ricostruzione della città con la sostituzione della paglia e delle lastre di pietra con tegole toscane per la copertura dei tetti. La struttura della città attuale rimane quella antica, gli edifici posteriori, i palazzi rinascimentali e barocchi, sono per la maggior parte riattamenti di palazzi trecenteschi fiorentini. Nel 1440 Bibbiena fu occupata e danneggiata dall'esercito milanese, poi sconfitto ad Anghiari. Nel 1494 Bibbiena subì una ennesima devastazione, questa volta da parte dell'esercito veneziano che era sceso in Toscana per restaurare il potere mediceo, ma l'esercito fiorentino riprese la città nel 1499. Durante i dieci anni che seguirono Bibbiena fu resa innocua dai fiorentini che ne abbatterono torri e mura, quindi la città fu messa nelle mani del vicario di Poppi, mentre il confine del Casentino veniva spostato fino al Corsalone. Da allora iniziò per Bibbiena un periodo di splendore edilizio durato oltre 200 anni durante il quale si edificarono ben 18 palazzi urbani che fecero di Bibbiena una città a pieno diritto e unica nel suo genere. Numerose famiglie fiorentine si insedieranno in città e di questa aristocrazia faranno le famiglie Galli e Dovizi, i cui membri dovevano scrivere pagine fondamentali nella storia del teatro e della scenografia. ( Adattamento da: Giovanni Caselli "Casentino, guida storico ambientale", Editrice Le Balze, 2003). Cardinal Bernardo DoviziBibbiena ha dato i natali a molti personaggi illustri: il Berni, gli architetti Galli, il Borghi e il famoso Cardinale Bernardo Dovizi (8 1470 - 1520) detto appunto il Bibbiena, abile diplomatico, segretario di Leone X, amico di Raffaello, autore della nota e licenziosa commedia "Calandra". Cataclismi di epoche geologiche trascorse, gli stessi che portarono il sasso della Verna centinaia di chilometri lontano dal luogo ove si separò dalla grande piattaforma sedimentaria a cui apparteneva, causarono il rotolare di enormi rocce verso il basso letto del torrente Vessa. Uno di questi massi, il più vasto, venne fermarsi sul torrente e in epoca glaciale servì con tutta probabilità da riparo a qualche famiglia di cacciatori, che quasi sicuramente attribuivano la sua straordinaria presenza a un prodigio divino. Il genius loci che lì si manifestava, continuò ad attrarre nei millenni e nei secoli l'attenzione di chi abitava nelle vicinanze. Nei pressi vi fu una necropoli etrusco romana, non si sa se questa fosse il cimitero di Bibbiena oppure del più piccolo insediamento romano di Lonnano, sulla collina che domina la valle da sud est. Fatto sta che qui vi fosse già una cappella votiva agli inizi del XIII secolo, sorta indubbiamente per sconfiggere il 'demonio' che era presente in luoghi di culto pagani ancora frequentati dalla popolazione rurale.Santa Maria Questa cappella vi esisteva assai prima dell'apparizione di una bianca colomba che per vari mesi rimase appollaiata sulla cuspide piramidale del masso, nel 1347. Nello stesso luogo apparve poi la Madonna ad una bimba e il pievano di Bibbiena decise di costruire una loggia accanto alla cappella, per il riparo dei fedeli che, a seguito del prodigio, vi accorrevano in gran numero. Vi sorse poi un ospizio per pellegrini che con tutta probabilità si recavano anche alla Verna, che rimane sullo stesso itinerario. Nel XV secolo dopo che i fiorentini consolidarono il loro dominio su Bibbiena, fu deciso di dare in cura il santuario al monastero domenicano di San Marco di Firenze. Nel 1468 il monastero passò ufficialmente ai domenicani di San Marco e si apprestò a diventare il monumento più significativo del Rinascimento in Casentino, sia per la sua architettura sia per la sua rilevanza come centro di cultura. La chiesa attuale fu costruita nel 1495 dall'architetto Bartolommeo di Pietro Baccelli, noto come il Baccellino da Settignano ed ha un'aria brunelleschiana, specialmente all'interno dove il gioco di circoli fra navata e cupola rammenta, in qualche modo, la cappella Strozzi di Santa Croce. Si tratta di due chiese sovrapposte che incorporano il grande masso. In quella inferiore si osserva la base del masso ove si capisce la sua funzione di riparo preistorico. La chiesa superiore è caratterizzata da un bellissimo tabernacolo centrale di pietra serena, a ridosso del quale spunta la cuspide della roccia miracolosa, con cupola decorata a squame di terracotta invetriata. L'impronta della bottega dei Della Robbia è qui presente in varie opere. Il quattrocento pittorico è invece dominato dalla mano di Bicci di Lorenzo. Il grande complesso monastico ospita alcuni fratelli domenicani e alcune sorelle di clausura, naturalmente in reparti ben distinti. (Adattamento da: Giovanni Caselli "Casentino, guida storico ambientale", Editrice Le Balze, 2003)

 

 
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